mercoledì 19 settembre 2007

VENTANA TORINO






vi metto a conoscenza della sicurezza presso la VENTANA di Torino, e da come sono sistemati i contenitori vuoti nel piazzale non sicuri e col rischio che possano cadere come e gia successo un paio di settimane fa a causa di forte vento.

venerdì 10 agosto 2007

La ditta di autotrasporto Arcese fa guidare camionisti che sulla carta sono in ferie o in malattia. Cronotachigrafi contraffatti, certificati di malattia fasulli, orari di lavoro prolungati, ritorsioni su chi chiede legalità: una storia di sopraffazioni sindacali e di pericoli per gli utenti della strada.
n° 14 del 10.7.2004


L
a notizia, di qualche giorno fa, che a Petru Dragus è stato restituito il posto di lavoro alla guida dei camion di Arcese è buona e bella. E non solo per Petru, romeno, da molti anni in Italia e camionista di professione. La notizia è buona e bella anche per gli altri camionisti di Arcese e forse anche per i circa tremila camionisti del Trentino. Il Tribunale di Rovereto, dando ragione a Petru, ha detto chiaro e tondo che gli argomenti di Arcese per giustificarne il licenziamento, il 10 maggio scorso, non avevano fondamento alcuno. Null’altro che pretesti per liberarsi di un lavoratore che non ha esitato a combattere una battaglia di giustizia per sé e per tutti i dipendenti Arcese.
A dare valenza di carattere generale alla battaglia del camionista romeno è il quadro che si ricava guardando dentro i rapporti di lavoro all’Arcese. In verità è da molto tempo che, con sempre più forza, arrivavano dai camionisti segnalazioni di abusi e di angherie di ogni tipo. Mentre nell’ottobre scorso centinaia di autisti si sono ritrovati delle trattenute in busta paga per partenze in ritardo rispetto all’orario previsto, nel mese di dicembre risultavano avviati 730 provvedimenti disciplinari nei confronti di altrettanti lavoratori Arcese e solo per le tre filiali italiane di Arco-Mori in Trentino, Sommacampagna nel Veneto e Gerbole di Volvera nel Piemonte. Ma è dal dicembre scorso che le condizioni di lavoro, a cui l’azienda di Eleuterio Arcese sottopone i camionisti, sono apparse in tutta la loro infernale realtà.
Come far viaggiare ore e ore i camionisti oltre i tempi consentiti? È’ presto detto : vengono tenuti alla guida fino al limite delle ore consentito dalla legge, poi, da un finto attestato di ferie o di malattia fornito dall’Azienda, risulta che sono tornati al lavoro proprio in quel momento. "Sono rientrato al lavoro da poco più di un’ora - dirà uno dei nostri camionisti al poliziotto che controlla - ecco il certificato". E si supera il controllo.
E se il poliziotto di turno si insospettisce per la faccia stanca del camionista e per gli occhi non proprio riposati? Già, basta controllare il cronotachigrafo di cui è dotato ogni camion per verificare i tempi di guida. Fregata l’Azienda? No, fregato il poliziotto. Come? Diabolico Arcese: ha fornito i camionisti di doppi dischi personali, dischi contraffatti che danno la prova di un viaggio appena cominciato… E il rischio di addormentarsi per la stanchezza, di andare fuori strada, di essere pericolosi per sé e per gli altri utenti della strada? Per Arcese queste sono banalità di cui non tenere conto.
Non la pensano così i camionisti, anche se la paura di ritorsioni è molto forte e le ritorsioni stesse possono essere di molti tipi. Ne sanno qualcosa quelli che hanno provato a ribellarsi a queste illegalità che trasformano il lavoro in un inferno. Lo stesso sindacato, che pure ha in mano le prove, dischi contraffatti e certificati di malattia fasulli, davvero può pensare di cavarsela solo con gli esposti-denunce? E’ del tutto evidente che qui c’è dell’altro, se le denunce non hanno effetto alcuno e non solo nei confronti di Arcese. La denuncia, per esempio, contro la Fait Trasporti di Rovereto all’Ispettorato del Lavoro, all’Inps, all’Inail, alla Finanza, alla Polizia e alla Procura dopo più di un anno dalla presentazione è rimasta lettera morta. Anche qui, prove certe, dice il sindacato.
M
a all’Arcese c’è anche un altro campo dell’abuso, quello delle sottrazioni di denaro dalle buste paga dei camionisti. E la fantasia aziendale si spreca: "Dalla busta paga e liquidazione mi sono stati detratti 250 euro per danni alla Ditta" - dice Oreste Lai in una dichiarazione del 31 marzo scorso, spiegando che questa trattenuta Arcese l’ha giustificata con "alcuni viaggi in cui ho impiegato qualche chilometro in più a causa di lavori su strada, deviazioni o per uno sbaglio che può fare qualsiasi autista inesperto di strade nuove italiane o estere ".
Per non parlare di un autista tedesco, che in quattro buste paga diverse si è visto sottrarre 309, 195, 216 e ancora 216 euro. Che avrebbe combinato mai ai danni di Arcese? Non lo immaginate? Non ha fatto rifornimento nel distributore convenzionato di Maasmechelen, ma in un altro per cui aveva l’autorizzazione, visto che il viaggio si faceva di notte.
E, per finire, Arcese non paga più le cartine e gli Atlanti stradali sostenendo che questi strumenti fanno parte del bagaglio dell’autista.
S
ono così tante e tali le trattenute in busta paga e le motivazioni tirate in ballo che parlare di modo furbo e perverso per abbattere i costi del lavoro non è forse andare molto fuori dal vero. Si tratta, come si può capire, di una pressione pesantissima sul piano psicologico ed economico a cui diventa difficilissimo sottrarsi, anche perché sul piano sindacale c’è poco da stare allegri dal momento che la contrattazione aziendale ha fortemente indebolito i lavoratori di Arcese avendo accolto il principio del compenso salariale a chilometro. Di fatto il salario a cottimo con tutto ciò che ne consegue: salario individualizzato, ricatto sui camionisti più esposti o più deboli. E’ del tutto evidente che se si vuole licenziare un camionista è sufficiente fargli fare pochi chilometri: con pochi soldi e una famiglia a carico se ne va da solo. Insomma, non è proprio esagerato parlare di un contratto che apre le porte ai licenziamenti mascherati.
Qui CGIL, CISL e UIL hanno grandi colpe. Infatti mentre nel 2001 (dall’1 giugno al 31 ottobre) i compensi a chilometro furono introdotti in via sperimentale, si sono trasformati in meccanismo definitivo dal momento in cui l’Azienda ha sostenuto che, in seguito ad un suo monitoraggio, i compensi risultavano in aumento del 6,4%. E il sindacato che ha fatto ? Ha almeno controllato per vedere se tutto ciò era vero? Macchè. Sentite che cosa ha fatto mettere a verbale: "Le OO. SS. prendono atto dei dati emersi dal monitoraggio aziendale, precisando di non essere in grado di valutarne l’esattezza…". Per non parlare poi del fatto che l’ultimo contratto aziendale non esiste come tale, ma si riduce ad un verbale di incontro del 28 novembre scorso che rimanda al 31 gennaio 2004 per la definizione anche della parte economica, precisando, però, che in caso di superamento di tale data, si sarebbero applicate le tabelle chilometriche del contratto aziendale precedente. Insomma: il nuovo contratto non si fa e il cottimo continua ad essere criterio salariale.
Un’indecenza la chiamano i camionisti, una responsabilità pesante del sindacato confederale che, dicono, ha consegnato i camionisti con le mani e i piedi legati ad Arcese. Ma c’è anche un’altra domanda che si fanno i camionisti di Arcese: dove è finita l’elezione della Rappresentanza Sindacale Unitaria ( R.S.U.)?
Come si vede, molti problemi, ma tutti con un filo rosso che riconduce ad un’unica questione : quella dei diritti dei lavoratori calpestati sul piano economico e sul piano della democrazia. E’ proprio per questo che fra i lavoratori di Arcese sta crescendo la forza della Confederazione Cobas che dopo aver organizzato e sostenuto, vincendo, la battaglia per il reintegro di Petru Dragus, ha annunciato in questi giorni una forte mobilitazione nel settore delle aziende private dell’autotrasporto perché si arrivi al più presto alle elezioni delle R.S.U.
In Trentino, per ciò che riguarda Arcese, è Rifondazione Comunista di Rovereto e di Riva del Garda a lavorare alla stesura di un Libro Bianco che verrà diffuso in autunno e dove saranno raccolte e documentate le illegalità, gli abusi e le angherie di un’azienda che sembra riportarci ai tempi dei padroni delle ferriere.
ARCESE http://www.ladige.it/
Sono venuti fin quassù, in queste valli nel resto d´Italia ritenute la patria del rispetto delle leggi e dell´ordine, per dire che quando si parla di autotrasporto, più o meno, i lavoratori si trovano tutti nella stessa situazione. Brutta, anzi, stando a quando hanno detto ieri i diretti interessati, bruttissima. Alcuni degli uomini di vertice dei Cobas, come Paolo Arado, Nicola De Lussu e Pino Giampietro dell'esecutivo nazionale, sono venuti quassù per annunciare che qui, nel Basso Trentino, dove ha sede l'Arcese, una delle più grandi ditte di autotrasporto d´Italia, daranno battaglia. "Diritti elementari - ha detto Paolo Arado - perché questi sono stati definiti, e non da noi, gli schiavi del terzo millennio. In questo settore il sistema dei diritti è completamente annientato. Si arriva fino alle situazioni limite, denunciate di recente, di una ditta che ha affittato ad un autista rumeno il trattore del suo autoarticolato come casa. Gli hanno fatto pagare l'affitto, perché in quel camion ci dormiva!». I Cobas vogliono far partire da Rovereto e dal Basso Trentino l'offensiva dei camionisti perché qui c'è l'Arcese e perché c'è stato il caso Petru Dragus, l'autista rumeno che si è battuto contro l'azienda (è ancora sospeso) e che ieri era presente alla conferenza stampa dei Cobas e di Rifondazione. Dai racconti di questi uomini dalla vita dura emerge un quadro buio. Il meccanismo delle sanzioni impiegato non come eccezione ma come normale strumento di gestione dei rapporti di lavoro. "Ci siamo resi conto - ha detto De Lussu - che all'Arcese le sanzioni sono una valanga anche se c'è una commissione paritetica della quale fa parte anche il sindacato. Noi abbiamo già raccolto molte di queste sanzioni, alcune delle quali sono palesemente illegali". Per beccarsi una multa ci si mette un nulla e sono botte da 200-300 euro l'una. Sul contratto i Cobas ci vanno ancora più duri perché, dicono, quello aziendale, firmato dalla Cgil, peggiora quello nazionale e introduce, di fatto, il cottimo: più chilometri più soldi. Ma solo sulle tratte lunghe. "Solo che - ha detto un lavoratore - se ti prendono di punta e ti mettono a fare per un mese Rovereto-Verona avanti indietro alla fine del mese prendi solo due milioni". "In molti casi - ha aggiunto De Lussu - si arriva all'istigazione a delinquere. Tutti ci indignamo quando un autista si addormenta, salta una corsia e fa una strage ma non ci si chiede mai in che condizioni lavora questa gente. Se uno va due volte in settimana da qui a Madrid fatti i conti deve stare alla guida 17 ore filate. Vi immaginate se dicessi che un chirurgo deve operare per 17 ore cosa succederebbe? Per i camionisti questa è la normalità. Eppure attorno a questo c'è un silenzio che sfiora l'omertà".
Reintegrato sul posto di lavoro il camionista Petru Dragus. Arcese trasporti sconfitta la seconda volta. Il giudice del tribunale di Rovereto, Michele Cuccaro, ha ritenuto fondata la difesa del dipendente e in gran parte pretestuosi i motivi che l´azienda ha addotto per il licenziamento. Ieri Cuccaro ha depositato il provvedimento che dà ragione al camionista e che obbliga Arcese a versare lo stipendio arretrato dal 10 maggio, giorno in cui è stato lasciato a casa. Una discussione più approfondita sul caso ci sarà più avanti con il processo di merito. In quella sede si deciderà dell´annullamento della sanzione disciplinare e del risarcimento dei danni all´autista. Dragus da dicembre denuncia i sistemi dei certificati di ferie e malattie falsi con i quali l´azienda farebbe viaggiare ore e ore oltre il consentito i suoi camionisti eludendo tutti i controlli. L´autista di Arcese trasporti ha dato vita di recente alla prima rappresentanza aziendale dei sindacati Cobas. Le motivazioni con cui il giudice ha reintegrato Dragus sul posto di lavoro sono chiare: i comportamenti contestati da Arcese non sono idonei a giustificare un licenziamento e talora risultano strumentali, quasi a dire che c´era una precisa volontà di licenziare il camionista rumeno. Dragus, raggiante per la vittoria ottenuta, la seconda in tribunale contro Arcese, oggi si ripresenterà in sede per lavorare. «La loro è solo una dimostrazione di forza - ha detto ieri Dragus - ma io sono così, se so che ho torto chiedo scusa ma se so che ho ragione vado fino in fondo. Continuerò a lottare fino a quando non cessano le pressioni sugli operai. Sono nato libero e libero devo morire. Non muoio in ginocchio. Domani (oggi per chi legge) vado al lavoro e saluterò tutti, dirò a tutti "mi siete mancati, anche se non mi volete sono di nuovo qua"». Assistito dalla Confederazione Cobas, dall´avvocato Dario Rossi di Genova e da Nicola Canestrini e Chiara Nicoletti, Dragus entro 30 giorni farà causa ordinaria contro il licenziamento. Intanto però potrà lavorare. «È una bella vittoria - secondo Rossi - il giudice ha capito che abbiamo ragione». Dragus sta anche per denunciare l´impresa di mobbing: si è recato a Bologna all´Associazione contro mobbing e stress psicologico di Harald Ege, un luminare in materia. I sindacati Cobas confermano che altri dipendenti dell´Arcese si sono informati sulla normativa in questione. Inoltre, secondo l´avvocato Nicola Canestrini, l´ordinanza di ieri conferma una volta di più che le denunce di Dragus sullo sfruttamento dei camionisti sono solide e si chiede se certe morti sul lavoro non possano essere configurate come «omicidio colposo».
Fonte: L'ADIGE - 2 luglio 2004
segnalo che ho vinto un ricorso contro il trasferimento di un lavoratore di Multipli ARcese da Cavenago a Trento, che lo costringeva a spostarsi in treno da Como fino a Trento per prendere servizio.
la particolarità è che M.A. non ha una filiale ufficiale in Cavenago, ma utilizza un piazzale di Arcese.
Il giudice ha accolto il ricorso ex art. 700 sul presupposto che quella era comuqnue la sua abituale sede di lavoro perchè partiva e ritornava lì tutte le settimane da tre anni.
l'azienda ha fatto reclamo
cionostante continuano a non farlo andare a parcheggiare a CAvenago (vicino a Milano) costringendolo ad andare a Trento. Da due settimane è in ferie forzate.
non so come andrà a finire questo braccio di ferro.
Direi che a questo punto, considerato che nell'ultima settimana lavorativa gli hanno comunicato ben tre contestazioni disciplinari, si profilano gli estremi del mobbing.
ciao
dario
Ai Cobas dell'Autotrasporto , Vi invio il Notiziario che informa sulle vertenze vinte nell'Autotrasporto, dallo Studio Legale di Genova che segue il settore nazionalmente (principalmente contro Arcese, (11 + 3 ancora in corso ),
La cosa grossa è che una causa di licenziamento l'abbiamo vinta con un conteggio che ha considerato la liquidazione comprensiva anche delle trasferte, Un bel colpo !! Per pararlo Arcese va subito in Cassazione, altrimenti pensate quanti lavoratori o licenziati sono coinvolti in questa novità. Vediamo come va a finire e intanto continuiamo le vertenze su questo. Per cortesia, voi che avete la posta elettronica stampate il Notiziario ( due lati sul medesimo foglio) per darlo ai colleghi). Gabriella
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